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Il segmento testuale La Nazione è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 55

Brano: [...]tevano dire gli agrari che, dalla guerra, erano stati invece impoveriti e avevano visto le loro rendite diminuire di anno in anno.

Dopo l’8 settembre si verificò quindi in Toscana un massiccio distacco degli agrari dalla politica di Mussolini, al punto che alcuni grandi proprietari terrieri parteciparono direttamente alla Resistenza. Di queste novità e di queste profonde modificazioni interne alla classe dominante toscana si fece interprete « La Nazione » che, a Resistenza iniziata, tentò di attrarne parte neH'ambito del moderatismo. Sostenitore di questa linea nel quotidiano fiorentino fu il direttore Mirko Giobbe, subentrato a Mazzucconi il 19.10.1934.

« I ribelli non possono e non debbono — scrisse Giobbe — essere considerati tutti alla stessa stregua. Non possono essere presi in blocco e giudicati tutti come degli autentici traditori della patria e condannati senza appello [...] Occórre dare al ribellismo, diciamo così, idealistico, il mezzo di separarsi dal sovversivismo prezzolato [...] e dalla comune delinquenza vestita di falso pa[...]

[...]bentrato a Mazzucconi il 19.10.1934.

« I ribelli non possono e non debbono — scrisse Giobbe — essere considerati tutti alla stessa stregua. Non possono essere presi in blocco e giudicati tutti come degli autentici traditori della patria e condannati senza appello [...] Occórre dare al ribellismo, diciamo così, idealistico, il mezzo di separarsi dal sovversivismo prezzolato [...] e dalla comune delinquenza vestita di falso patriottismo » (cfr. La Nazione 910.4.1944, « I Ribelli »).

I tedeschi e le autorità repubblichine, di fronte al tentativo di gettare un ponte verso la Resistenza, intervennero con durezza. Mezzasoma, ministro della Cultura popolare della repubblica di Salò, impose l’allontanamento di Mirko Giobbe proprio in seguito all’articolo su « I Ribelli », facendo tornare alla cesta del giornale (13.4.1944) Ridolfo Mazzucconi, fascista repubblichino convinto, che ne aggiornò immediatamente la linea politica in ossequio alle direttive di Salò e delle S.S..

II 18.4.1944 Mazzucconi scriveva: « Italiani basta. Chi uccide un fascist[...]

[...] scriveva: « Italiani basta. Chi uccide un fascista uccide un italiano, quindi è nemico dell'Italia. Collaborate invece con chi cerca di riedificare la casa comune e lavorare con coscienza e impegno. Voi . giovani presentatevi alle caserme, non costringete le autorità a dover spargere altro sangue. Cosa temete? Meglio sopportare la disciplina militare che continuare a vivere tappati in casa o addirittura sui monti come i briganti di una volta » {La Nazione, 18.4.1944, «Basta»).

Sotto la direzione Mazzucconi il quotidiano continuò regolarmente a uscire fino al 27.7.1944. Con l’avvicinarsi delle formazioni partigiane e durante !a battaglia di Firenze, che per oltre venti giorni infuriò nella città, il vecchio quotidiano interruppe le pubblicazioni. Al suo

posto uscì La Nazione del Popolo (v.).

Secondo dopoguerra

« La Nazione » tornò nelle edicole il 27.3.1947, con la testata provvisoria La Nazione Italiana e sotto la direzione di Giulio Caprin. A questo succedettero, nel corso degli anni, Sandro Volta e Panfilo Gentile.

Il 23.7.1952 il quotidiano passò di proprietà alla Società Editoriale La Nazione, i cui titolari chiamarono a dirigere il giornale Alfio Russo. A sua volta questi lasciò la direzione nel 1961. Seguirono, come direttori, Enrico Mattei, Domenico Bartoli, Alberto Sensini, Gianfranco Piazzesi.

Bibliografia: V. Castronovo, La stampa italiana dall’unità al fascismo, Bari, 1970; V. CastronovoN. Tranfaglia, La stampa italiana nell'età fascista, Bari, 1980; V. CastronovoN. Tranfaglia, La stampa italiana dalla Resistenza agli anni 60, Bari, 1980; V. CastronovoN. Tranfaglia, La stampa italiana del neocapitalismo, Bari, 1976; La Nazione nei suoi cento anni 18591959, Firenze, 1959;[...]

[...]rezione nel 1961. Seguirono, come direttori, Enrico Mattei, Domenico Bartoli, Alberto Sensini, Gianfranco Piazzesi.

Bibliografia: V. Castronovo, La stampa italiana dall’unità al fascismo, Bari, 1970; V. CastronovoN. Tranfaglia, La stampa italiana nell'età fascista, Bari, 1980; V. CastronovoN. Tranfaglia, La stampa italiana dalla Resistenza agli anni 60, Bari, 1980; V. CastronovoN. Tranfaglia, La stampa italiana del neocapitalismo, Bari, 1976; La Nazione nei suoi cento anni 18591959, Firenze, 1959; Paolo Emilio Poesio, La Nazione, in « Il Punto Economico », III, 1974; R. Martinelli, I giorni della Chiassa, Arezzo, 1979; L. Vitaeoionna, La costruzione del consenso a favore del fascismo: gli episodi di violenza nella stampa quotidiana, comunicazione al convegno su « Presenza e attività dell'antifascismo a Firenze e Provincia », 58 dicembre 1979, Firenze; P. Murialdi, La stampa italiana del dopoguerra 19431972, Bari, 1973; La Nazione, annate 1902, 1922, 1924, 1936, 1939, 1940, 1943, 1944.

F. Ro.

Nazione del Popolo, La

Quotidiano pubblicato a Firenze dal

1944 al 1947.

Il primo numero de « La Nazione del Popolo» comparve l’11.8.1944, il giorno stesso della liberazione di Firenze (v.), quale organo del Comitato toscano di liberazione nazionale.

« Quando all'alba dell’11 agosto la Martinella diede il segno dell'insurrezione, l'edificio de "La Nazione" fu prontamente occupato da una squadra di partigiani guidata da Bruno, Vitto, Ranuccio, raggiunti presto da Alberto e poi da Carlo accolto a gran voce per le notizie mirabolanti — e ahimè troppo rosee — dei contatti avuti con gli Alleati. Arrivavano intanto i più fidati amici, giornalisti e tipografi, vegliava severo e inesorabile un picchetto di partigiani che aveva il suo da fare a scambiar fucilate coi franchi tiratori di via Ricasoli ». (« La Nazione del Popolo », il 11.8.1945).

Furono chiamati a raccolta i tipografi de « La Nazione » e delle tipografie Ariani e Arte della Stam

pa [...]

[...]" fu prontamente occupato da una squadra di partigiani guidata da Bruno, Vitto, Ranuccio, raggiunti presto da Alberto e poi da Carlo accolto a gran voce per le notizie mirabolanti — e ahimè troppo rosee — dei contatti avuti con gli Alleati. Arrivavano intanto i più fidati amici, giornalisti e tipografi, vegliava severo e inesorabile un picchetto di partigiani che aveva il suo da fare a scambiar fucilate coi franchi tiratori di via Ricasoli ». (« La Nazione del Popolo », il 11.8.1945).

Furono chiamati a raccolta i tipografi de « La Nazione » e delle tipografie Ariani e Arte della Stam

pa per iniziare a mano la composizione del giornale e, quindi, la stampa con macchine piane azionate a braccio, poi con un motore di automobile. Nonostante le difficoltà di ordine tecnico, il foglio potè uscire nella stessa giornata e in doppia edizione, una per l’affissione e l’altra per la normale distribuzione, « per portare una fervida parola d’incitamento ai combattenti, per dare al popolo l’annuncio della liberazione e alle truppe alleate il primo salute*, per far sentire soprattutto che , una nuova vita, la vera vita, la vita della liber[...]

[...]stante le difficoltà di ordine tecnico, il foglio potè uscire nella stessa giornata e in doppia edizione, una per l’affissione e l’altra per la normale distribuzione, « per portare una fervida parola d’incitamento ai combattenti, per dare al popolo l’annuncio della liberazione e alle truppe alleate il primo salute*, per far sentire soprattutto che , una nuova vita, la vera vita, la vita della libertà era finalmente sbocciata anche a Firenze » (« La Nazione del Popolo», 11.8.1945). Indubbiamente con essa nasceva un nuovo giornalismo, che credeva nella libertà e intendeva farsi interprete delle esigenze popolari, tradite e conculcate dal fascismo.

L’articolo di fondo del primo numero così esponeva la linea del nuovo quotidiano: « Mentre ancora fumano le rovine seminate nella nostra città dalla barbarie più orrenda di un nemico imbestialito, esce con i mezzi di fortuna questo foglio per ridare una voce alla nostra città ammutolita nell’assedio interno. Deriva esso il nome dal foglio che da 86 anni è la voce ufficiale del popolo di Firenze: nome[...]

[...]irenze: nome nato nel periodo eroico in cui veniva formata l’Italia, che divenne poi pretesto a violenze, a oppressioni, a imperialismi, infine ad un'atroce religione statale. Oggi dal fango reazionario, conservatore, fascista in cui per troppi anni si è trascinato, il giornale fiorentino risorge come organo del C.T.L.N. che ne ha affidato la redazione a una commissione di uomini nuovi. Risorge come strumento di lotta contro ogni oppressione e « La Nazione », nome che è servito a troppi equivoci, diventa da oggi « La Nazione del Popolo » per affermare anche nel titolo la sua intonazione del tutto nuova. Non più organo a servizio di un partito, ma voce comune dei 5 partiti democratici uniti nel Fronte Nazionale della Libertà; non più strumento a disposizione degli interessi privati, ma voce effettiva del popolo e per il popolo, esempio di come, nell’Italia di domani, possa sussistere una leale collaborazione fra partiti diversi, esempio dì maturità politica che fa onore a Firenze é alla sua tradizione di civiltà ». 1

Il quotidiano era diretto da una commissione del C.T.L.N., secondo cui doveva esprimere la nuov[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 53

Brano: Nazione, La

tore della nuova posizione. Senonché « la sua linea politica troppo ligia a Giolitti e favorevole troppo apertamente agli Imperi Centrali discordava non solo col sentimento della città, ma con le ragioni della nostra storia risorgimentale; sicché fu costretto a dimettersi ». [La Nazione nei suoi cento anni 18591959, Firenze 1959, p.3).

Le dimissioni di Gustavo Nesti, cui subentrò come direttore editoriale Aldo Borelli, coincisero con l’acquisizione della testata da parte della Società Editrice EteJia. Nel Consiglio di amministrazione, insieme a Egidio Favi, già direttore commerciale de II Mattino di Napoli, entrarono Attilio Vallecchi e Carlo Scarfoglio, con il quale il Favi finirà, nel 1918, per assumere la comproprietà del giornale.

Primo dopoguerra

Tramite l’amministrazione di Egidio Favi, il quotidiano passò sotto il controllo óeWllva (v.) che era proprietaria d[...]

[...]o Scarfoglio, con il quale il Favi finirà, nel 1918, per assumere la comproprietà del giornale.

Primo dopoguerra

Tramite l’amministrazione di Egidio Favi, il quotidiano passò sotto il controllo óeWllva (v.) che era proprietaria della casa editrice napoletana « Il Mattino ».

Le modificazioni intervenute nel giornale durante la guerra avevano portato a un'oggettiva convergenza di interessi politici ed economici tra gli amministratori de « La Nazione » e i massimi esponenti del grande trust siderurgico, in particolare Max Bondi e Luzzatto. Questi, essendosi candidati nelle elezioni politiche del 1919 (l’uno a Livorno, l’altro a Montevarchi), avevano bisogno di un sostegno attivo della stampa moderata toscana. L’Uva, per esercitare un controllo politico sul quotidiano fiorentino, vi profuse ingenti capitali sotto forma di pubblicità. La Commissione parlamentare d’inchiesta sulle spese di guerra, che indagò sulle spregiudicate attività del Bondi, rilevò nei registri deH’Ilva, sotto la voce « conti riservati », elargizioni a giornali e agenz[...]

[...] toscana. L’Uva, per esercitare un controllo politico sul quotidiano fiorentino, vi profuse ingenti capitali sotto forma di pubblicità. La Commissione parlamentare d’inchiesta sulle spese di guerra, che indagò sulle spregiudicate attività del Bondi, rilevò nei registri deH’Ilva, sotto la voce « conti riservati », elargizioni a giornali e agenzie di stampa per

139.000 lire, un importo a quei tempi ingentissimo, in parte finito nelle casse de « La Nazione ».

Se la guerra aveva accelerato il processo di crescente integrazione fra ambienti giornalistici e circoli finanziari, iniziato ai primi del ’900, l’instabilità politica deU’immediato dopoguerra spinse « La Nazione » a schierarsi nuovamente con gli agrari e gli industriali. Tra il 1919 e il 1921 il quotidiano passò a posizioni di conservatorismo sempre più reazionario.

Sotto la direzione politica di Carlo Scarfoglio, il quotidiano assunse

un’impronta filofascista e fu tra i primi ad allinearsi con Mussolini.

Lo stesso Scarfoglio illustrò le ragioni della sua scelta in un editoriale pubblicato aH’indomani della marcia su Roma, scrivendo fra l’altro: « Abbandonammo il bagaglio legalitario e diventammo filofascisti. Guardandoci indietro oggi, vediamo come ci sia voluto ancor più coraggio che ad af[...]

[...]e familiarmente chiamato dai toscani "La Nonna”. Vestir la "Nonna” coll'abito fascista è stato un atto che anche adesso non ci riesce, con tutta la nostra ben nota modestia, di non ammirare. Crediamo di essere stati il primo giornale liberale che si è messo su questa strada, che allora per tutti non pareva dover condurre che alla prigione o alla morte violenta, quando tutti credevano che il socialismo avrebbe schiacciato il nascente fascismo ». [La Nazione, 31.10.1922).

Sostenitrice del fascismo

Se « La Nazione » diventò fascista molto prima di altri quotidiani italiani d’ispirazione liberalmoderata, le ragioni di questo primato vanno ricercate nei solidi e tradizionali legami da essa sempre mantenuti con il blocco agrarioindustriale toscano, identificandosi in esso quando questo, vedendo messa in discussione la propria egemonia nella regione e nel paese, invocava lo « Stato forte » e la restaurazione dell’ordine quale risposta da dare agli estesi movimenti di massa nelle campagne e nelle città che chiedevano riforme economiche e sociali. La vocazione fascista del quotidiano fiorentino non venne men[...]

[...] di solidarietà col fascismo e nettamente contraria alla opposizioni democratiche.

« Il tentativo di colpire Mussolini — scrisse Ermanno Amicucci — può considerarsi fallito. Nonostante i velati, ma ardenti desideri di certa stampa liberale democratica la crisi ministeriale non ci sarà, perché essa, checché mostri di credere questa stampa, non si potrebbe risolvere nella normalità parlamentare se non con un nuovo incarico all’on. Mussolini. » [La Nazione, 27 giugno 1924).

Superata la crisi Matteotti, il quotidiano diventò l’organo d’informazione più importante della Toscana, con una tiratura di 6070 mila copie.

Quando Aldo Borelli, grazie all’interessamento del segretario del Partito fascista Augusto Turati, suo intimo amico, nel 1929 passò a dirigere il Corriere della Sera, gli subentrò Umberto Guglielmotti, « combattente mutilato di guerra e pluridecorato al valore godeva fama anche per ciò che riguardava la sua attività politica e parlamentare, di uomo equilibrato, nonché di buon giornalista. Il suo impegno al giornale non provocò mu[...]

[...].

Quando Aldo Borelli, grazie all’interessamento del segretario del Partito fascista Augusto Turati, suo intimo amico, nel 1929 passò a dirigere il Corriere della Sera, gli subentrò Umberto Guglielmotti, « combattente mutilato di guerra e pluridecorato al valore godeva fama anche per ciò che riguardava la sua attività politica e parlamentare, di uomo equilibrato, nonché di buon giornalista. Il suo impegno al giornale non provocò mutamenti ». [La Nazione nei suoi cento anni 18591959, cit.).

Nel 1932 Guglielmotti lasciò il giornale «per assumere la carica di segretario nazionale del Sindacato Giornalisti e il suo posto fu preso da Maffio Maffii, che era stato direttore de La Gazzetta del Popolo e del « Corriere della Sera ». Sotto la sua direzione, il quotidiano si mantenne allineato alle direttive del regime, in tutte le tragiche vicende che si susseguirono, dalla guerra di Etiopia all’intervento in Spagna e all’entrata dell’Italia nella Seconda guerra mondiale. Tuttavia in quegli stessi anni, a « La Nazione » come nelle redazioni di altri[...]

[...] segretario nazionale del Sindacato Giornalisti e il suo posto fu preso da Maffio Maffii, che era stato direttore de La Gazzetta del Popolo e del « Corriere della Sera ». Sotto la sua direzione, il quotidiano si mantenne allineato alle direttive del regime, in tutte le tragiche vicende che si susseguirono, dalla guerra di Etiopia all’intervento in Spagna e all’entrata dell’Italia nella Seconda guerra mondiale. Tuttavia in quegli stessi anni, a « La Nazione » come nelle redazioni di altri giornali fascisti vennero a trovarsi, accanto a intransigenti funzionari del regime, fascisti « tiepidi » e anche qualche giornalista che non aveva la tessera del fascio.

Una significativa testimonianza del clima allora esistente a « La Nazione » viene da Romano Bilenchi, assunto come redattore nel 1934: « Dopo pochi giorni fui chiamato a Firenze da Favi. Mi disse: — Ho avuto una lettera di Galeazzo Ciano che la riguarda. Ho proprio bisogno di un redattore giovane e lo stavo cercando. Lei non ha l’aria di essere un uomo di Ciano. Lui e suo padre posseggono II Telegrafo e non sono contenti. Me ne fanno di tutti i colori e vogliono prendermi « La Nazione *, ma ho chi mi protegge e non cederò. — Tacque per un attimo, poi aggiunse: — In questi giorni ho chiesto informazioni sul suo conto e ho letto il suo libretto. Lei non è un fascista, è un anarchico e a me sta bene così! Del resto sa anche lei che questo sifilitico — e accennò a un piccolo ritratto in basso a una parete con una dedica sfottente che diceva « alla Nazione che ringiovanisce sempre » — ci porterà tutti alla rovina. Quindi venga subito a lavorare, cominci domani ». (R. Bilenchi, Amici, Torino, 1976, p. 74).

Bilenchi, allora iscritto al fascio, ne sarà espulso ne! 1940. La presenza di afascisti e fascisti di sinistra nella redazione del quotidiano era da spiegarsi, oltre che con una certa acredine del Favi nei confronti di Mussolini, col quale aveva avuto beghe in tempi lontani, con i giochi di potere all’interno del fascismo toscano, di cui i Ciano

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 56

Brano: Nazione del Popolo, La

Per garantire l’unità nella direzione politica del giornale fu stabilito il principio della responsabilità collegiale della commissione, il cui compito verrà così descritto in un articolo commemorativo, l'anno seguente: « fare della “Nazione del Popolo” un organo moderno, un esempio di giornale popolare, libero e diretta espressione di tutte le forme della vita collettiva nel suo processo di rinnovamento » (da « La Nazione del Popolo», 11.8.1945). Coerentemente con questa impostazione, il giornale (oltre alla normale informazione giornalistica e al dibattito politico) diede largo spazio alla parte dedicata ai giovani e a tre rubriche (« Vita operaia », « Vita contadina », « Vita delia cultura ») particolarmente interessanti perché alimentate dalla collaborazione di lavoratori, di intellettuali e di semplici cittadini che il giornale cercava nei Comuni, nelle formazioni partigiane, nei Consigli di fabbrica, nei comitati di scuola e in tutti gli enti collettivi. Esso ebbe così numerosi collaboratori, di varia est[...]

[...] monarchia erano falliti [...] La grande rivoluzione del popolo italiano dalla dittatura fascista alla nuova democrazia si compie. Dalle giornate dei patrioti fiorentini a queste dei patrioti deH'Italia settentrionale il C.L.N. ha saputo sempre più radicarsi nella coscienza popolare e diventarne l’interprete legittimo e fedele, la guida più sicura nella lotta ed ha saputo difendere ed accrescere il prestigio italiano, distrutto dal fascismo » (« La Nazione del Popolo », 27.4.1945).

L’impegno unitario del giornale continuò dopo la Liberazione e, con esso, il convincimento che la

collaborazione dei partiti fosse indispensabile per la ricostruzione dell'Italia, ma già nel Capodanno

1946 il giornale osservava che « un governo paritetico di sei partiti, quale abbiamo da circa due anni, se è una bella prova di maturità politica e di civismo è anche alla lunga logorante ».

In realtà, dopo la caduta del gabinetto Parri (8.12.1945), il paese cominciava a sentire urgente il ricorso a libere elezioni, per dare all’Italia un assetto veramente d[...]

[...] la vittoria alla Repubblica, il giornale affermò: « Se i C.L.N. sono stati naturalmente il bersaglio di tutte le forze reazionarie e neofasciste essi sono ormai entrati nella storia d’Italia, non solo come suscitatori della guerra di Liberazione, ma come gli unici strumenti attivi di vita democratica per due anni interi, come gli organi che hanno saputo condurre il popo

lo maturo a questa grande prova e dargliela entro la data promessa ». (« La Nazione del Popolo », 4.6.1946).

Quella per la repubblica fu l’ultima delle grandi battaglie sostenute dalla « Nazione del Popolo » prima di passare per breve tempo sotto la gestione della Democrazia cristiana.

Già in precedenza erano comparsi numeri del giornale autogestiti dai singoli partiti (P.C.I., P.S.I., P.d’A., D.C., P.L.I.), ma nel febbraio 1947, dopo lo scioglimento ufficiale dei C.L.N. avvenuto automaticamente il 2.6.1946 con l’elezione dell'Assemblea Costituente, « La Nazione del Popolo », in quanto organo del C.T.L.N., veniva a perdere la propria legittimazione formale. Con il cons[...]

[...]ella per la repubblica fu l’ultima delle grandi battaglie sostenute dalla « Nazione del Popolo » prima di passare per breve tempo sotto la gestione della Democrazia cristiana.

Già in precedenza erano comparsi numeri del giornale autogestiti dai singoli partiti (P.C.I., P.S.I., P.d’A., D.C., P.L.I.), ma nel febbraio 1947, dopo lo scioglimento ufficiale dei C.L.N. avvenuto automaticamente il 2.6.1946 con l’elezione dell'Assemblea Costituente, « La Nazione del Popolo », in quanto organo del C.T.L.N., veniva a perdere la propria legittimazione formale. Con il consenso di tutti i partiti facenti parte della commissione che lo dirigeva, il giornale venne affidato in gestione provvisoria per due mesi alla Democrazia cristiana (sotto la direzione di Raffaello Palandri), con l’impegno che avrebbe cambiato testata appena possibile. Cosa che regolarmente avvenne nel marzo 1947. Venne così a concludersi la storia di « un giornale di popolo » che, pur nella sua breve vita, aveva validamente contribuito a rinnovare l’Italia, con un’originale impostazione [...]

[...]a cristiana (sotto la direzione di Raffaello Palandri), con l’impegno che avrebbe cambiato testata appena possibile. Cosa che regolarmente avvenne nel marzo 1947. Venne così a concludersi la storia di « un giornale di popolo » che, pur nella sua breve vita, aveva validamente contribuito a rinnovare l’Italia, con un’originale impostazione politica e giornalistica che Io rese unico caso del genere in tutto il Paese.

Nei trenta mesi di vita de « La Nazione del Popolo », la tipografia

di via Ricasoli ospitò anche altri giornali [La Patria, Il Nuovo Corriere, Il Mattino dell’Italia Centrale), di vario colore politico.

Bibliografia: La Nazione del Popolo, annate 1944, 1945, 1946, 1947; V. Branca, Nascita di un giornale di popolo, in « La Nazione del Popolo », 11.8.1945, numero unico.

F. Fio.

Nazioni Unite

O.N.U., Organizzazione delle Nazioni Unite. Associazione di Stati, l cui governi si impegnano a mantenere la pace e la sicurezza internazionale, nonché a promuovere la cooperazione per la soluzione dei problemi politici ed economici e

10 sviluppo di amichevoli relazioni tra le Nazioni.

Origini

Come la Prima guerra mondiale aveva portato, dopo la sconfitta degli Imperi centrali, alla costituzione della Società delle Nazioni, così la vittoria alleata del 1945 sul nazifascismo portò alla fondazione deirO.N.U.. Il fine[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 52

Brano: [...]2; C. Bettelheim, L’économie allemande sous le nazisme, Paris, 1946; J. Kuczynski, Darstellung der Lage der Arbeiter in Deutschland von 1933 bis 1945, Berlin, 1964; F. Neumann, Behemoth, London, 1942; L. Poliakov, Il nazismo e lo sterminio degli ebrei, Torino, 1956.

Nazione, La

Quotidiano fiorentino. Fondata a Firenze nel 1859 (il primo numero porta la data del 14 luglio) da un gruppo di moderati unitari facenti capo a Bettino Rica soli, « La Nazione » (la cui tiratura salì, dal 1861

a fine secolo, da 3.000 a 7.000 copie) mantenne l’impronta moderata, pur con qualche oscillazione di segno fortemente conservatore, fino alla Prima guerra mondiale. La paura di qualsiasi cambiamento politico portava inevitabilmente il giornale, che era l’espressione più genuina del blocco agrarioindustriale toscano, ad auspicare l’immobilismo istituzionale e la repressione di qualsiasi movimento che cercasse di modificare gli equilibri sociali o economici.

Contro GioJitti

Infatti, nel 1902, in seguito all’ascesa di Giovanni Giolitti al governo e dopo[...]

[...]ù genuina del blocco agrarioindustriale toscano, ad auspicare l’immobilismo istituzionale e la repressione di qualsiasi movimento che cercasse di modificare gli equilibri sociali o economici.

Contro GioJitti

Infatti, nel 1902, in seguito all’ascesa di Giovanni Giolitti al governo e dopo l’enunciazione del programma di riforme sociali proposto dal

lo statista piemontese, che avrebbe dovuto coinvolgere anche l’ala riformista del P.S.I., « La Nazione » si fece promotrice di un Comitato di Salute Pubblica, di cui entrarono a far parte gli esponenti più autorevoli del blocco agrarioindustriale della regione: presidente onorario era il CambraiDignyi presidente effettivo, Sidney Sonnino; consiglieri, i marchesi Piero e Filippo Torrigiani, il conte Serri stori, il direttore stesso del giornale e il filosofo Arturo Linaker.

Nel manifesto stilato dal Comitato si deplorava il programma del « nefastissimo uomo di Dronero », perché preparava il terreno a mutamenti istituzionali.

« Fra pochi giorni per opera dell’on. Gio

litti — si legge ne[...]

[...]rno dei Iiberali antichi e provati, dei monarchici che dimostrarono in tutta la vita il loro affetto sviscerato per le democratiche istituzioni che ci reggono. Come al tempo delle libertà comunali, al suono della campana tutti i cittadini correvano alle armi, ché quel suono significava essere la patria in pericolo, così ad un nostro cenno [...] significherà correre la Patria l’estremo pericolo: essere minacciata nell’unità, nell'indipendenza ». [La Nazione, 1902, edizione straordinaria).

La sola ipotesi di una partecipazione dei socialisti al governo del paese aveva provocato in quella borghesia toscana che finanziava e dirigeva « La Nazione » un tale panico che fece spostare su posizioni apertamente reazionarie la tradizionale linea moderata del quotidiano. Allontanatosi il pericolo di una modificazione degli equilibri politici e sociali, « La Nazione » tornò nell’alveo del moderatismo. Anzi, con l’acquisizione della testata da parte di un’industria tedesca di prodotti tipografici (la BergerWirth), la linea del quotidiano era divenuta filogiolittiana e filotedesca. Tale posizione si manifestò con più evidenza allo scoppio della guerra.

Prima guerra mondiale

Gustavo Nesti, direttore dal 17.11.1914 al 9.3.1915, fu sosteni

'

Pubblicità de « La Nazione » all'inizio del secolo

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 54

Brano: [...]pjpp

.—„

Nazione, La

da una parte e Corrado Pavolini dall'altra rappresentavano le punte più avanzate. Dissapori e polemiche interne non avevano comunque modo di esprimersi sulle pagine del giornale.

Il 25 luglio 1943

Quando la cittadinanza ^ fiorentina venne a conoscenza dell’arresto di Mussolini e della caduta del suo governo, si riversò nelle strade per festeggiare l'avvenimento e una gran folla si radunò davanti alla sede de « La Nazione » in via Ricasoli, in una manifestazione spontanea che testimonia concretamente il risentimento nei confronti di un quotidiano che, a Firenze, rappresentava gli interessi di quella borghesia che aveva voluto e sostenuto la guerra.

La scena verrà così descritta da un altro giornalista de « La Nazione »: « Grandi botte giù alla porta, fischi, urli. Poi un fragore di roba che va in frantumi, voci concitate e passi frettolosi nel corridoio che viene dall’anticamera alle stanze di lavoro. Ci siamo [...] Mentre di là, nell’ingresso, si continua a sentir fracassare qualcosa, !a nostra stanza di lavoro s’è letteralmente riempita d’uomini d’ogni tipo e d’ogni età, di ragazzi, di donne, tutti terribilmente accaldati ». (R. Martinelli, I giorni della Chiassa, Arezzo, 1979, p. 17).

I redattori, che avevano già preparato la prima pagina, dovettero riscriverla tenendo conto del radicale mutamento a[...]

[...]vero. Anche il giornale saluterà insieme all’Italia intera la libertà piombataci tra capo e col

lo in stile di fulmine o di terremoto; raccomanderò la calma; consiglierò di rimettere alla legge di cui s’intuisce imminente la restaurazione, ogni rivalsa individuale e collettiva e ricorderò che la continuazione della guerra deve essere il pensiero di ogni cervello italiano ». (R. Martinelli, / giorni della Chiassa, cit., p. 27).

Infatti, ne «La Nazione» del 2526.7.1943 si può leggere un breve fondo in prima pagina, in cui si afferma che l’Italia è in pericolo, ma che proprio per questo non può morire e deve essere aiutata dai suoi figli, che la salvezza del paese è nella concordia, nella solidarietà e nell’unione di tutti gli italiani, che ognuno deve riprendere il suo posto di lavoro, di fede, di combattimento « senza recriminazioni e senza deviazioni ».

AH’indomani del 25 luglio, a Maffio Maffii subentrò, come nuovo direttore politico, Bruno Micheli. Il 17 agosto questi venne sostituito da Carlo Scarfoglio (lo stesso del 1922) che rima[...]

[...]al 18 ottobre, la direzione fu assunta da Ridolfo Mazzucconi.

Contro la Resistenza

Comuni a questi giornalisti, in quei giorni, furono i reiterati appelli alla « armonia nazionale », a « dimenticare il passato », esortazioni che dimostravano il diffuso timore dei gruppi moderati che, nel vuoto politico e militare creatosi con l’8 settembre, venisse lasciato spazio all’iniziativa popolare e all’antifascismo organizzato. Nello stesso tempo « La Nazione », come altri giornali, inìzio un prudente tentativo di distacco dal fascismo, alla ricerca di un’opportunistica equidistanza, Pur dichiarando di voler ri

formare dall’interno alcune strutture del sistema, prendeva atto del fallimento del governo Badoglio e cominciava a guardare a nuovi possibili equilibri politici e istituzionali, quali sarebbero potuti sorgere alla fine del conflitto, in modo da subire il minor danno da un nuovo cambiamento di regime. Con quest'animo cominciò a guardare anche al fenomeno della Resistenza. Guerra e caduta del fascismo erano state nello stesso tempo causa [...]

[...]i politici e istituzionali, quali sarebbero potuti sorgere alla fine del conflitto, in modo da subire il minor danno da un nuovo cambiamento di regime. Con quest'animo cominciò a guardare anche al fenomeno della Resistenza. Guerra e caduta del fascismo erano state nello stesso tempo causa ed effetto della rottura di quel legame che teneva unito il blocco agrarioindustriale italiano. Se la continuazione della guerra consen

La prima pagina de « La Nazione » del 23.3.1944, con la notizia della fucilazione di alcuni giovani renitenti al Campo di Marte (v.)

54



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 640

Brano: [...]sti, Anonimi e compagni, Roma 1976; Comune di Agliana,

Il contributo di Agliana alla lotta antifascista, Pistoia 1973; F. Marchesini e G. Falaschi, Per una storia della Resistenza nel Pistoiese. Fonti documentarie e bibliografiche, in « Atti e studi dell’istituto Storico della Resistenza in Toscana » 1962, n. 4;

G.Zingoni, La lunga strada di vita di Bruno Fanciullacci, Firenze 1977; G. Giustiniani, Frugando nel passato di Licio Gel li, in «La Nazione» 23.83.9.1981; G. Pisano, La generazione che non si è arresa, Milano 1968; G. Verni, La brigata Bozzi, La Pietra, Milano 1975; G. Vivarelli, Resistenza in Montagna, Pistoia 1975; L. Casella, La Toscana nella guerra di Liberazione, CarraraFirenze, 1972; L. Guerrini, La Resistenza e

il mondo contadino, Firenze 1975; L. MariniV. Sernesi, Sbarra (Don Dario Fiori), Pistoia 1933; M. Francini, Primo dopoguerra e orìgini del fascismo a Pistoia, Milano 1976; N. Capitini Maccabruni, La situazione della Toscana nel giugno 1944 in alcune lettere di Pavolini al Duce, in « Ricerche storiche», 1978, N. 2[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 407

Brano: [...]borò a “Soiaria”, per le cui edizioni pubblicò la raccolta di racconti Piccola borghesia. In questo stesso periodo abbandonò l’acritica esaltazione della tradizione nazionale, ricercando in letteratura moduli formali di più ampia apertura europea. Nel 1930 si trasferì a Firenze, attirato daH'ambiente intellettuale facente capo a “Soiaria”; lavorò come segretario di redazione per la rivista e, nello stesso tempo, come tipografo per il auotidiano “La Nazione”; imparò l’inglese e approfondì la conoscenza della letteratura angloamericana, leggendo nella lingua originale De Foe, Poe, Saroyan, Lawrence. A causa di un'intossicazione da piombo, fu costretto a lasciare la tipografia e intraprese il lavoro di traduttore.

Nel 1936, per la sua attiva partecipazione a “Soiaria”, venne espulso dal Partito fascista (ma già nel 1935 egli non aveva rinnovato l’iscrizione) .

Sul fronte antifascista Lo scoppio della guerra di Spagna

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da Contro ogni ritorno : dal fascismo alla Costituzione repubblicana : Provincia di Firenze, 2 giugno 1972 / \a cura di Claudio Galanti, Paolo Tinti, Giovanni Verni!, p. 34

Brano: Con la carta del lavoro la lotta di classe è... abolita, in nome delVInteresse della Nazione. Il corporativismo fascista diviene l'ideologia della repressione politica e economica dei lavoratori.

LA CARTA REI LAVORO

Stato Corporativo

I. La Nazione italiana è un organismo avente fini, vita, mezzi di azione superiori a quelli degli individui divisi o raggruppati che la compongono. È una unità morale, politica ed economica, che si realizza integralmente nello Stato Fascista.

II. Il lavoro, sotto tutte le sue forme intellettuali, tecniche e manuali è un dovere sociale. A questo titolo, e solo a questo titolo, è tutelato dallo Stato.

Il complesso della produzione è unitario dal punto di vista nazionale; i suoi obbiettivi sono unitari e si riassumono nel benessere dei produttori e nello sviluppo della potenza nazionale.

III. L’organ[...]

[...]ni di Stato.

Quali rappresentanti degli interessi unitari della produzione, le Corporazioni possono dettar norme obbligatorie sulla

disciplina dei , rapporti di lavoro ed anche sul coordinamento ella produzione tutte le volte che ne abbiano avuti i necessari poteri dalle associazioni collegate.

VII. Lo Stato corporativo considera l’iniziativa privata nel campo della produzione come lo strumento più efficace e più utile nell’interesse della Nazione.

L’organizzazione privata della produzione essendo una funzione di interesse nazionale, l’organizzazione dell’impresa è responsabile dell’indirizzo della produzione di fronte allo Stato. Dalla collaborazione delle forze produttive deriva fra esse reciprocità di diritti e di doveri. Il prestatore d’opera — tecnico, impiegato od operaio — è un collaboratore attivo dell’impresa economica, la direzione della quale spetta al dajtore di lavoro che ne ha la responsabilità.

Vili. Le associazioni professionali di datori di lavoro hanno obbligo di promuovere in tutti i modi l’aumento e il perfezi[...]



da Contro ogni ritorno : dal fascismo alla Costituzione repubblicana : Provincia di Firenze, 2 giugno 1972 / \a cura di Claudio Galanti, Paolo Tinti, Giovanni Verni!, p. 77

Brano: [...]rporatura enorme, accusato fra l’altro di avere ucciso a pugni un giovane antifascista in una notte dell’estate 1938 e di averne buttato il cadavere in Arno. Si diceva appunto che il Gambacciani fosse stato gettato ancora vivo in un forno, con una mela in bocca, come un tempo si arrostivano i maiali. Era un parto della fantasia popolare. Il Gam bacciani si farà vivo dopo l’8 settembre, più fascista e più violento che mai. “ In realtà scriveva “ La Nazione ” non è accaduto nulla. La nota del cronista che ha fatto il giro dei prontosoccorsi Cnota che si asseriva essere esattissima) dà, per i giorni 26 e 27 luglio, il seguente risultato: 30 persone si sono presentate ai vari ospedali cit

tadini. Un solo caso grave: Enrico Mirandoli, guaribile in cinquanta giorni. Tutti gli altri da un massimo di quindici ad un minimo di quattro Ci rendiamo conto come anche queste semplici note di cronaca nascondano scene di violenza e sofferenza, che in realtà sfuggirono al cittadino, il quale in quei giorni passeggiava per la città e si godeva lo spettacolo d[...]



da Contro ogni ritorno : dal fascismo alla Costituzione repubblicana : Provincia di Firenze, 2 giugno 1972 / \a cura di Claudio Galanti, Paolo Tinti, Giovanni Verni!, p. 82

Brano: [...] italiano può costituire un onore, giammai una punizione. Se costoro sono colpevoli non può esservi per essi che il campo di concentramento o il plotone di esecuzione.

Ufficiali! Soldati!

Non permettete in nessun modo che dei volgari criminali insozzino la vostra divisa entrando nelle vostre file: scacciate gli squadristi e i gerachi al grido di Viva l'esercito! Viva l'Italia!

Unione proletaria. Firenze, 27 luglio 1943

Pubblicato in La Nazione, 28 luglio 1943, ed. del mattino (sequestrata), sotto il titolo Appello agli operai

Operai„

in un momento in cui l'Italia, dopo venti anni di schiavitù, ha ripreso la sua libertà l'unione proletaria vigila sugli interessi dei lavoratori italiani In questo momento critico, in cui i nostri animi si aprono alla speranza siamo ancora esposti alle insidie dei nostri nemici.

Per venti anni avete ascoltato gli ordini di chi vi ha sempre ingannato, promettendovi molto e non concedendovi nulla.

L'unione proletaria è il fronte di tutte le organizzazioni che durante l'oppressione fascista no[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine La Nazione, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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